L’exploit di “÷ (Divide)”, il nuovo album di Ed Sheeran, nella chart dei singoli inglese – con tutti i sedici brani inclusi nel disco ad occupare più dei tre quarti della top 20 d’oltremanica – ha sollevato un problema che presto potrebbe contagiare l’industria discografica mondiale: come conteggiare le vendite nell’epoca del mercato ibrido, con uno streaming in fortissima ascesa, un fisico ridimensionato ma duro a morire e un download in netto calo?
Appurato che il caso Sheeran ha clamorosamente svelato le criticità degli attuali sistemi di rilevamento – basati sulla conversione di tot passaggi streaming in una vendita singola, al fine di compilare una classifica unica che raggruppi entrambe le modalità di fruizione – cosa aspettarsi nel prossimo futuro sul versante conteggi?
“Una premessa è doverosa: il tema delle classifiche a livello mondiale è in profonda analisi e anche l’IFPI [International Federation of the Phonographic Industry, associazione di categoria internazionale dell’industria musicale, ndr] sta lavorando per interpretare meglio le evoluzioni del mercato”, spiega a Rockol il presidente della Federazione Industria Musicale Italiana Enzo Mazza: “Nel Regno Unito l’ascolto compulsivo sulle piattaforme streaming degli album dei big sta facendo scomparire dalla top 20 dei singoli i nomi degli artisti emergenti. Per questo è stata avviata una generale riconsiderazione di tutte le modalità di rilevamento, soprattutto alla luce dell’insufficienza del rate di conversione”.
“Ci sono poi diversi aspetti da considerare”, prosegue Mazza: “Andando verso un mercato che sarà per la quasi totalità rappresentato dallo streaming, è bene valutare attentamente gli strumenti che abbiamo a disposizione: c’è il tema del cap [sorta di tetto massimo] per gli ascolti ripetuti, oppure quello della distinzione tra ascolti free e a pagamento”.

 

Per approfondire https://www.rockol.it/news-670890/ed-sheeran-uk-e-il-paradosso-delle-chart-commento-enzo-mazza