I tour sono una delle cose più belle della vita di un musicista. “Fai festa tutte le sere, bevi gratis e sei pure facilitato nei rapporti occasionali”. Lo dice Toni Cutrone, che quest’estate è stato impegnato in una lunga serie di date in Cina con il suo progetto Mai Mai Mai. Insieme a lui mi sono fatto aiutare da altri nomi importanti della musica italiana che abitualmente suonano fuori dal Bel paese e che raggiungono con facilità il tetto dei 150 concerti all’anno: Federico Federici dei Father Murphy e Bruno Dorella (OVO, Ronin Bachi da Pietra).

La domanda a cui devono rispondere è sostanzialmente una: una band può organizzare da sola il proprio tour europeo? Tutti e tre mi hanno risposto di sì, anzi, hanno ribadito che, se la band è emergente, è obbligata a farlo. “Potete anche affidarvi ad una agenzia di booking ma è difficile che vi diano retta. Sono persone che fanno questo di lavoro, dunque devono guadagnarci” – continua Toni – “Sicuramente la musica di un gruppo che ha appena iniziato la sua carriera non è qualcosa di facilmente vendibile”.

 

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