Come è noto dopo cinque mesi di interregno la classifica di vendita italiana, quella gestita dalla FIMI, ha deciso che era il caso di togliere lo streaming gratuito, cioè quello che non prevede un abbonamento e quindi un esborso economico, dal conteggio delle copie vendute. Per i cinque mesi di interregno c’è stato un meccanismo macchinoso che stabiliva che un download valesse quanto 130 streaming.
Il motivo che ha spinto la FIMI, capitanata da Enzo Mazza, il Tavecchio della discografia italiana, a questo passo indietro è stata la massiccia presenza in classifica, appunto, di gente che risponde al nome di Ernia, Izi, Mostro e affini nella Top10, a discapito di gente come Mina/Celentano, Zucchero, Tiziano Ferro. Probabile, vien da supporre, che questi nomi altisonanti abbiano velatamente protestato. Con successo.
In molti, quindi, hanno legittimamente pensato a un ritorno al passato, e a un conseguente sdoppiamento della realtà, da una parte i dischi (termine usato non a caso) dei BIG d’altri tempi, dall’altra gli streaming di trapper e indie. Il repentino ritorno in top10 proprio di Mina e Celentano sembrava dimostrarlo. Così come l’ingresso solo a settimo posto in FIMI della Dark Polo Gang, che in precedenza si era piazzata direttamente in vetta.
Tutto regolare, verrebbe da pensare. Tutto è bene quel che finisce bene, direbbe il vecchio snob di cui sopra.
Però. Sì, perché ovviamente c’è un però. E il però è che succede che esce il nuovo lavoro di Sfera Ebbasta. E il nuovo lavoro di Sfera Ebbasta ci regala un paradosso temporale di quelli tanto cari a Wells. Perché da una parte il nostro si porta a casa qualcosa come una media di circa otto milioni di streaming al giorno, diventando per altro il primo artista italiano a finire in Top 100 di Spotify mondo. Dall’altro, dopo aver preso il primo posto in classifica a Nitro, uno che fa sì rap, ma che lo fa alla maniera della Machete, quindi andando a lavorare sodo anche sul fisico, piazza anche undici pezzi nei primi dodici dei singoli, dove ancora lo streaming vale, portando a casa ancora un altro record.
Ma non basta, perché a distanza di poco più di una settimana la stessa FIMI gli tributa il disco di platino, per le cinquantamila copie vendute. Tavecchio è Tavecchio mica per caso. Poi arriva Ghali e conquista in dieci minuti il primo posto su Spotify, andando quindi a mettere il cappello sulla prossima Charts singoli della FIMI. Boom.

 

Per approfondire http://www.rollingstone.it/musica/news-musica/neanche-la-fimi-puo-fermare-la-trap/2018-01-31/#Part7