Le playlist sono state paragonate al nuovo ‘tutto’: sono i nuovi album, i nuovi mixtape, la nuova radio, i nuovi talent scout, etc.
Questo lo sappiamo.
La cosa più difficile, però, non è entrare nelle playlist, ma capire come proporsi al meglio. Negli anni passati scrivevamo: il contratto discografico non si chiede, si merita. Adesso il concetto è nelle playlist, con la differenza che – in questo caso – è BENE chiedere BENE.

 

Spotify
Negli ultimi mesi Spotify ha drasticamente chiuso i ponti con le label e i distributori, nel senso che ‘ufficialmente’ ha deciso di non incontrare discografici che presentano o propongono il proprio roster ai curators. Ho scritto ‘ufficialmente’ perché in realtà qualche incontro avviene anche adesso, ma solo per pochi eletti o pochi distributori.
Tutto il processo di invio è integrato nel sistema attraverso Spotify For Artist; una volta il vostro brano è stato processato dal distributore, si accende sul vostro profilo (‘for artist’) la tab Upcoming. Entrati dentro, avrete la possibilità di inviare il vostro brano ai curators di riferimento.
Nell’eseguire questa operazione dovrete riempire molte schede, come ad esempio gli strumenti presenti, a quale cultura fa riferimento, etc. oltre ai canonici stili e genere.
Poi arriva il momento di descrivere il vostro brano: in questo caso il PIU’ GRANDE ERRORE CHE FANNO I MUSICISTI è quello di stra-scrivere, raccontando tutto il processo creativo, i loro obiettivi, i sogni, di quando quella volta…
Se un curator dovesse giudicare il vostro brano dalla descrizione lo cestinerebbe subito.
In quella casella dovete inserire tre righe tre che raccontino il vostro brano dando un piccolo spunto su quali playlist potrebbe ‘atterrare’ la canzone. Poi sarà la persona incaricata che ascolterà il brano e deciderà, oppure lo monitora e lo premia in base al ‘comportamento’ inserendolo in una o più playlist.

 

Non Spotify
Quindi il mondo si divide in curators ufficiali e tutto il resto.
Se avete notato una playlist senza il marchio Spotify, significa che quella ‘compilation’ è realizzata da una persona o da una società che non lavora per Daniel Ek; non essendo un curator non sarà avvertito del vostro nuovo brano, ma dovrete farlo voi.
Una volta individuato l’utente e trovato il contatto, seguite lo stesso concetto di prima aggiungendo un’accortezza: NON INVIATE IL LINK A TUTTO IL DISCO O AL VOSTRO PROFILO.
Se Mr Playlist Che Non Lavora Per Spotify ha creato una lista di canzoni ascoltate da migliaia di persone, ci saranno centinaia di musicisti che vorranno entrare in quella lista di canzoni. Voi dovete, in parte, competere con la concorrenza e – a pari bellezza (so che è impossibile e che il vostro brano sarà sempre il più bello) conta il modo con il quale viene inviato.
Se l’artista A invia i link al suo profilo scrivendo: “Qui puoi trovare le mie canzoni, so che troverai quella giusta per la tua playlist” e l’artista B che scrive: “Ecco il link al mio nuovo brano che ha il mood/genere/stile/etc. perfetto per la tua playlist”, il signor precedentemente chiamato ‘Mr Playlist Che Non Lavora Per Spotify’ quale sceglierà?
Pensate sempre alle centinaia di musicisti che lo contattano, e pensate se per ogni musicista che lo contatta dovesse andare ad ascoltarsi tutto il catalogo.
Ecco: ovviamente questo approccio non vi garantisce l’inclusione nella playlist, ma sicuramente aumenta le possibilità che ciò accada.

 

 

Fabrizio Galassi