Sarà di più il vincere facile o lo sparare sulla croce rossa ad avermi spinto a scrivere un titolo così antipatico?
Il fatto è che ieri sera ho visto per la prima volta “Jumpers for Goalposts”, il video-album live di Ed Sheeran, realizzato durante TRE serate completamente esaurite a Wembley; concerti che si sono tenuti dal 10 al 12 luglio 2015.
L’ho visto solo ieri su Sky Uno e non sono stato in grado di smettere di guardarlo; è un concerto che tutti i musicisti dovrebbero vedere e studiare come fosse un documentario, perché questo ragazzo è riuscito a intrattenere le 90.000 persone presenti solo con la sua chitarra e una semplicissima loop station. A parte il momento in cui è salito Elton John.

 

Quali sono le cose impossibili da imparare, ossia ecco perché mi piace Vincere Facile.

 

  1. Le canzoni: su quelle non è possibile fissare regole di composizione e quantità di pulsioni creative. Ognuno ha il suo passo e il suo stile, va rispettato, ma soprattutto va scoperto. Spesso si inizia a comporre in base agli ascolti della nostra adolescenza, quindi se cresco ascoltando i Led Zeppelin, cercherò quel tipo di note nonché quel tipo di lingua. Di solito questa fase finisce nel momento in cui ci si accorge che sotto il palco si addensano amici, familiari e parenti. Poi diventano solo amici e familiari. Quando rimangono solo i familiari, allora capirò che è arrivato il momento di esprimere un mio concetto nella lingua a me più consona. Di solito è troppo tardi.
    Quindi: cantate subito nella vostra lingua (sia che siate bilingue o che abbiate un dialetto a disposizione).
  2. Le canzoni/2: I Led Zeppelin sono meravigliosi, così come David Bowie, Jeff Buckley, Radiohead, Guccini, Dalla, Kanye West, Ed Sheeran o TheGiornalisti. Tutti questi artisti (ma anche gli altri che non ho nominato) hanno trovato il loro stile compositivo cercando e scavando la propria anima; alcuni hanno dovuto ribaltare i propri concetti, altri hanno trovato la torcia direttamente sul comodino. Ognuno ha il suo passo. Lo stesso haters/amato Calcutta ha ammesso di comporre musica psichedelica per inerzia (es: primo album), poi quando ha notato che gli ‘uscivano’ canzoni tristi da suonare al pianoforte, ha accettato questo stato, senza opporsi alla naturale evoluzione della propria anima mainstream. Stessa cosa quando Slash ha iniziato a giocare con la sua chitarra tirando fuori un riff così stupido e ridicolo e banale da mettersi a ridere; prima però di gettarlo nel dimenticatoio Axl e Izzy ci misero qualche accordo: “Perché buttare quello che hai creato”. E intitolarono il brano “Sweet Child O’ Mine” (aggiungo che Slash la considera comunque il peggior brano mai scritto dai Guns).
    Quindi: seguite la vostra musica, vi insegnerà a scoprire chi siete realmente, senza pose.
  3. Le canzoni/3: Ed Sheeran compone con sincerità, così come i Radiohead o Lucio Dalla. E compone scrivendo dei testi kilometrici, con strofe semi rappate che contengono centinaia di parole scandite in 16esimi. I manuali di composizione chiedono che la quantità di parole sia limitata per dare un senso di appartenenza, ma nel caso di Sheeran, tutte e 90.000 le persone presenti al concerto (in totale 240.000 nei tre live) conoscevano tutti i testi. Perché? I manuali, così come tutte le regole, nascono per essere stracciate; invece di seguire il canonico, lasciatevi andare, provate le tensioni, il rischio, le dissonanze, un groove ridicolo, una fusione impossibile.
    Quindi: riconoscibilità e stile. Dico solo questo.
Ma quali sono le cose che è possibile imparare, ossia ecco perché mi piace Sparare sulla Croce Rossa.

 

  1. La storia: Ed Sheeran ha iniziato la sua carriera grazie alla pirateria musicale, alla condivisione illegale di MP3 che riempiva gli hard disc degli studenti universitari. Questo lo ha reso popolare. Ma è anche importante aggiungere che i suoi brani avevano una viralità innata, perché alla fine tutti sperano di essere piratati, ma in pochi ci riescono, proprio perché alla fine della fiera, quando le bocce sono ferme, è la canzone a vincere. Chiunque tu sia.
    Quindi: suonate le vostre canzoni davanti a più persone possibili in più luoghi possibile se volete avere REALMENTE un’idea.
  2. Lo stile: quando ha iniziato a suonare non lo ha fatto in un arena, o in una sala concerti organizzata dalla major di turno che lo aveva scoperto con un demo inviata loro da uno sconosciuto talent scout. Ed ha iniziato a suonare per strada e nei pub, in mezzo a persone che non lo ascoltavano e ad altri che gli tiravano bicchieri. Ma ha capito come relazionarsi con il pubblico, sia che si tratti di 12 persone (pub) sia che si tratti di 240.000 presenti (Wembley), Sheeran ha un rapporto speciale; è un tipo di atteggiamento che ti arriva con l’esperienza. E guardare “Jumpers for Goalposts” ci fa capire la naturalezza e la semplicità con la quale ‘gestisce’ 90.000 persone.
    Quindi: fare pianobar fa sempre bene.
  3. Il concerto: quando Ed Sheeran inizia a suonare, sembra che lo stia facendo per te, non per tutti quanti. Come si muove, quello che dice, ma soprattutto come lo canta e il tipo di spessore e profondità che riesce ad esprimere alla sua esibizione. Non sto tanto parlando della qualità dei suoi brani, ma dell’atteggiamento e approccio: suona come fosse l’unica cosa possibile, come se fosse nato per farlo, ma soprattutto lo fa esclusivamente per te, è un continuo flusso di comunicazione – ed arriva ogni singolo concetto. Ed è una cosa che pochissimi musicisti sanno fare. Vi ricordate gli Starsailor? Erano i primi 2000 e la EMI (tante care cose…) era fiera di aver messo sotto contratto una band con un grande cantautore e frontman chiamato James Walsh. Si presentarono con uno show case all’Atlantico di Roma e quando James salì sul palco tutto il pubblico (intendo anche i baristi, le guardarobiere, la security, i roadie, etc.) non gli staccò gli occhi di dosso, sembrava che ci fosse Neil Young sul palco. Perché non ho utilizzato Chris Martin e i Coldplay come esempio? Per farvi capire che nell’industria musicale, anche se abbiamo tutti i pezzi al loro posto, le cose non vanno quasi mai come ci si aspetta. Per una band che ha successo, ce ne sono almeno 10 di pari livello che scompaiono.
    Quindi: leggete più biografie che potete su cantanti e band per conoscere la vera storia, e accettate il fatto che la fortuna nell’arte non esiste, ma è il caso unito alla preparazione.

 

 

 

Fabrizio Galassi