I dati arrivano dallo studio «Il valore degli eventi», realizzato per «Umbria Jazz» da Luca Ferrucci del dipartimento di Economia dell’Università di Perugia.
Ne esce fuori un «circolo virtuoso», con il festival che diventa musica per le orecchie di imprese e istituzioni delle città coinvolte. Per capirci: prima della kermesse il tasso di occupazione alberghiero era del 52%, durante «Umbria Jazz» è salito all’86 per cento. Durante il festival il pozzo etrusco ha registrato il 34% in più di biglietti staccati, Palazzo Sorbello il 49% in più, la Galleria Nazionale dell’Umbria il 30% in più. Il Minimetrò ha incassato 106.500 euro in più nel periodo di «Umbria Jazz» rispetto al resto dell’anno. Nello studio non manca uno spacchettamento del bilancio della Fondazione che organizza il festival. Il valore, quest’anno, si è attestato a quota 3,9 milioni: primeggiano biglietti e merchandising (1,24 milioni), davanti al contributo del ministero dei Beni culturali (1,23 milioni), poi sponsor (746mila), regione Umbria (500mila), Fondazione Cr Perugia (70mila), comune di Perugia (53mila) e Camera di commercio (50mila). Con questi presupposti, si arriva a un giro d’affari diretto e indiretto di 5,8 milioni.

 

Per approfondire http://francescoprisco.blog.ilsole24ore.com/2018/09/21/umbria-jazz-suona-benissimo-per-leconomia-giro-daffari-e-indotto-a-58-milioni/